domenica 8 dicembre 2013

La figlia del dottore è una maestrina

Nello spazio fra la tua clavicola e il collo ho trovato un rifugio sicuro, per rilassare il mio respiro, stanco, rigonfio del piacere di vederti socchiudere gli occhi, con le mani intrecciate alle mie. E come se indovinassi il tuo desiderio - nulla di nuovo per me - è lì, in quell'incavo liscio e bollente, che ti ho ricordato quanto ti amo, anche quando ti ferisco.
Ti auguro mille notti felici, ricche di sogni piccoli e pungenti così. Mentre io sogno il tuo odore, il tuo sapore, il tuo tatto, prima di ripassare, al mattino, i libri di Omero a memoria.

Forse un giorno faremo l'amore.

venerdì 1 novembre 2013

Un minuto prima dell'atterraggio.

C'erano alle mie spalle tre settimane di pioggia e nessuna traccia degli odori consueti, una notte insonne e l'assoluta incoscienza di cosa avrebbe riservato la mia vita, congelata in quel bollente squarcio d'estate, lì dov'era casa mia.
L'ora migliore da che sono al mondo: il paesaggio completamente azzurro e vagamente increspato del mare del sud, il sole radente del mattino nell'oblò del finestrino dell'aereo. Non una nuvola. E tu avresti potuto essere lì a dirmi che mi stavi aspettando, che mia avresti amata finché il tempo avesse voluto. Allora, il futuro sarebbe potuto essere qualunque cosa: sospesa, a diecimila metri sopra la mia terra, tutto era fermo ed io ero N volte, la persona che sarei stata domani. Poi ho toccato terra, c'erano due persone amate ad attendermi, amavo il sudore che il sole bollente produceva sulla mia pelle coperta da abiti inadatti al clima dolcissimo della mia città, e, stanca, non avevo voglia di dormire, ma solo di godermi l'attesa che quel limbo prendesse la forma della realtà.
Poi venne settembre e niente accadde, di ciò che era racchiuso in quel momento celeste, prima dell'atterraggio. Eppure niente è ancora riuscito ad eguagliare la gioia quasi estatica che ho provato prima di toccare terra, entusiasta di tornare a casa, da te che non ci saresti stato. Dal mio letto, comodo e dal buon odore, da tutte le mie imprescindibili abitudini fastidiose, dalla città a misura d'uomo dove ho imparato tutto.
Penso che partirò di nuovo, appena potrò. Per poter tornare.

venerdì 12 luglio 2013

I've never been to Paris

I could have thought one million things or even more, while you were leaving. While you stayed there not saying a word: you don't know me so much as you think, of course. I could have thought of my silly morning on that chair near to you, I could have killed that beatle near the window. But I went away with a false smile on my face and thought: I've never been to Paris. And I'll never go there with you, you bet.

giovedì 6 giugno 2013

Vicolo cieco

Sarebbe meglio se la luce finisse di cadere sul mio letto alle sei del mattino.
Mi fa specie essere tornata a credere nell'eccezione: il preludio di una nuova delusione. Una disgustosa sensazione che non si può scrivere con periodi complessi: il singulto del pianto per un guaio irresolubile.

lunedì 22 aprile 2013

Buonanotte

La nostalgia cronica dei giorni in cui non mi importava di vederti. Il gioco dell'altalena sulle tue attenzioni, sui tuoi spostamenti, sui gesti stupidi.
Scusa, ho da fare, non posso pensarti più di così.

venerdì 29 marzo 2013

Controcanto.

Un'anno fa, lo stesso profumo caldo di primavera portava malinconia e rassegnazione, lacrime e speranze vane. I campi di Margherite: una costante tra i miei desideri. Oggi non so dire; fa bene sentirsi diversi, nuovi e più liberi, fa un po' male avvertire che la malinconia si è travestita da desiderio, un desiderio di stagioni che passano, di soli che sorgono e tramontano, di margherite, viole, girasoli e alte scogliere a picco sul mare. Di viaggi e miraggi, di incognite, di miglioramenti. Di pomeriggi, da soli, stesi su un divano, con un libro sulle gambe e il sole che picchia, mentre le tende si muovono al vento, in attesa di un nuovo tuffo in acque gelate. In attesa di fare l'amore prima che siano le quattro di pomeriggio. Un ventaglio di cliches, storie già sentite, ma dall'odore intensissimo. E qualcuno, magari ora tu, vicino a me.

domenica 10 marzo 2013

Monstra

Vorrei mettere un'etichetta nuova all'assurdità: poche parole per descrivere ciò che non c'è. Come una musica per addormentarsi o un ballo solitario nel corridoio di casa, come il sole di marzo che si alterna al gelo, come le decisioni prese senza pensarci. Campionati mondiali del nonsense.
E' solo stanchezza o magari un prodigio?

domenica 27 gennaio 2013

Canoni.

Non avrei mai dovuto incontrarti. Hai rivoluzionato le linee guida delle mie aspettative, elevato in modo  meschino l'altezza dei miei desideri. O necessità. Sconvolti i criteri, ho una pagina bianca: cancello ogni parola, ogni giorno, ogni ora e non ho nulla di nuovo da scrivere. Neanche qui oramai.
In questo gioco di parametri irrisolti resto ad aspettare, non importa per quanto.