venerdì 26 dicembre 2014

Leipzig

Non avevo previsto di rimanere intrappolata nei vicoli gelidi della Germania dell'est. Ma fu la neve che non scendeva ancora, le albe tardive, il tuo incanto. La luce alla finestra di casa tua, lo sguardo che avevi mentre dormivi - un cucciolo di leone, pensavo - la dolcezza e la sensualità delle tua mani mentre lavavano via il sapone dai miei capelli.
Come avrei potuto tornare alla mia vita normale? Al mio amato mare che, d'un tratto, sembrava grigio e crespo.
Ad ogni nostro passo, per le strade della tua città, risuonava una nota di violino, un sussulto natalizio di Bach. Mi domando, mentre scarabocchio un vecchio libro, quanto sia valso per te avere il mio profumo sulle tue lenzuola.
Eppure nitido ho il ricordo di un addio stentato: io sul treno, verso Berlino, tu sul binario che cercavi il mio volto l'ultima volta, io che ti negavo quel saluto per non soffrire tre minuti di più.
Ed è troppo tardi per tutto, ormai.

Maybe I didn't that you quite as good as I should have
Maybe I didn't love you quite as often as I could have
Little things I should have said or done
I just never took the time
You were always on my mind

domenica 29 giugno 2014

Laser

Da quando ho fissato la luce rossa, quel punto rovente nell'alto dell'ambiente sterile, il ritmo del mio battito cardiaco, il passo con cui muovo i passi di questa vita, la percezione degli uomini, del giusto e del vero sono improvvisamente mutati.
La vista. Il tabù dei miei 23 anni quasi scoccati. L'ineffabilità della parola che potesse descrivere un cambiamento tanto repentino da non poter essere immediatamente capito, quello per cui, ora, non ho paura di svegliarmi la mattina. Come se dagli occhi tutti i sentimenti derivassero, è più nitido (o è semplicemente nuovo) il modo d'amare, d'odiare. Più umanamente, di conoscere.
Sette decimi di ignoto, prima. Ora, dunque, dieci di conoscenza.
E' tortuoso il cammino che mi porta a tramutare in parole quel che è successo, perché anch'io, tutt'ora, non so dire quanto è accaduto: ogni mattina, un romanzo pensato (solo pensato) sotto la doccia, su come raccontare l'assoluta rinascita. O, magari, un lungo elenco su carta di benefici e nuove gioie.
Ma, forse, meno parole sono necessarie: ho visto, quindi so. Posso ricominciare.

lunedì 3 marzo 2014

Il nostro mai

Era un altro tempo. Un'altra sensazione. Le lunghe attese di un nuovo, tiepido respiro primaverile; e di te. L'eccessivo entusiasmo, la bellezza del fervore. Il brivido della conoscenza.
D'improvviso questo è il passato e provo nostalgia per una gioia e un sentimento che credevo presenti. Sei mutato, e io con te, assieme al paesaggio, alla gente, alle abitudini e ai desideri. Ami le carezze di un'altra mano, mi perdo, io, estasiata, in altri occhi più profondi dei tuoi.
E, nonostante tutto, ogni volta, ogni giorno, troverei una buona e assoluta ragione per scegliere te, te ancora. Ma, rassegnata, non lo faccio.

lunedì 6 gennaio 2014

naif

Li ho visti, in fila, camminare lenti nel buio verso un futuro nebbioso. Codardi.
Con il solo obiettivo di rispondere "molto bene" ai vostri quotidiani "come stai".
Sordi, uno dietro l'altro, con un sorriso sporchissimo stampato in volto. Alla loro testa, tu, seraficamente disgustoso, trionfante nella tua nullità. Codardo, più di tutti loro.
Non venirmi a dire mai più quanto siano sbiaditi i colori che vedono tutti loro.Vigliacco, mentivi, quando mi guardasti con l'oro luccicante negli occhi.
Ti auguro che il tragitto sia sereno, verso il tuo caldissimo e comodo inferno.