martedì 8 novembre 2011

"Tra di noi, questo legame"

Forse ti amo perchè sei Bernard de "Le onde".
Bernard che scomponeva e ricomponeva tutti gli altri, Bernard che cavalcava, invitto e invincibile, contro la morte.
"Vedo un cerchio - disse Bernard, - che pende sulla mia testa. Oscilla e pende in un anello di luce"
Bernard e il suo mondo immateriale, la sua smania di possesso delle cose che tocchiamo, il suo amore nel pensare gli altri; in lui l'onda si leva, inarca la schiena, perché alla fine è lui l'artista, il vero scrittore: lo sanno tutti, Bernard no.
"Sia lodato il cielo per la solitudine. Lasciatemi solo".

Le onde si ruppero a riva...
non credevo di poter mai incontrare Bernard.

mercoledì 2 novembre 2011

Eziologia di "hotel e letti singoli"

E poi
La storia finirà
Hotel
E letti singoli
Avrò un nuovo cardigan

Arrivederci
E' stato bello
Mi bagliavo
Ti sbagliavi
Era poco più di niente

E poi
La moda passerà
Cognac
E posacenere
Voilà
Un’altra libertà

Arrivederci
Addio per sempre
Mi spogliavo
Ti spogliavi
Era poco più di niente
E poi

(Baustelle)

venerdì 30 settembre 2011

Il giorno in cui lessi il suo nome in caratteri colorati, un giorno dimenticato così, fra i tanti più ingombranti, oggi torna chiaro: ricordando che poco prima non c'era alcun nome. Esattamente come adesso sento la necessità di nasconderlo, perchè è sera, le mani si muovono meccanicamente e sono stanche dell'abitudine alla sua ricerca.
I desideri nuovi hanno un che di triste e un che di splendido. E sono di fronte ad una pagina bianca, senza caratteri, con il tuo di nome, che mi viene alla mente e la accarezza. Per non dire cuore, ovviamente.
Per riempire i giorni di sorrisi piccoli, dolci e adorabili, incomprensibili per me, eppure miei miei miei miei.
Ma ora, "il cuore fa tum tum più del solito" e tanto basta. Per essere felice stasera.

sabato 27 agosto 2011

sabato, tra sera e pomeriggio.

E' una guerra che non voglio vincere. Come quella del mio chewingum che mordo e vorrei sputare, contro le mie guance, come quella che intraprendo quando inizio a battere dei tasti senza sapere dove voglio arrivare. Tanto per scrivere.
C'è un profumo di chi non sono più in questa stanza, e ancora non entra il profumo di chi sarò, il profumo che mi dice timancheràquestacittà, che ripete nonandràtuttocomehaipianificato.
E' una guerra che non voglio vincere, e che però voglio perdere molto bene.
Fa caldo, il cielo è grigiazzurro e mi manca poter raccontare del capitano Akab. Dove sarà Roberta, quando sarò circondata dal mare?

domenica 10 luglio 2011

Torta al cacao


Avevi sognato che facevamo l’amore. Era buio, all’aperto, in un luogo grande. Lo ricordo come se l’avessi vissuto io al posto tuo; ma eri tu, tu che devi scrivere i sogni per ricordarli.

Non abbiamo più ballato il sirtaki, ci hai mai pensato?
Ho visto due donne che facevano l’autostop ieri sera, mentre mi allontanavo dall’odore bruciato dei desideri inappagati; come quello dei miei dolci in forno, quando penso troppo densamente e li lascio lì. Forse tutto questo l’ho sognato: no, non era un sogno bellissimo come il tuo.
Ma l’ho visto chiaramente e ho tremato: non balleremo mai più il sirtaki.

venerdì 8 luglio 2011

La felicità profuma di bagnoschiuma e sole

Odio ritrovarmi qui a scrivergli. Vorrei saper raccontare un mondo più complesso, fatto di attimi più vellutati, di sfumature varie, di qualcosa che trascenda un banale "noi". Ma non riesco, la totalità sfugge e sono sola con questo pensiero marginale, che irrita la pelle, che contrae i muscoli e che gonfia le ghiandole.
Potrei morire domani.
Anche se stasera sento di avere addosso l'odore di quanto eravamo felici.

giovedì 30 giugno 2011

Come i versi delle scimmie urlatrici nella foresta.

Dovremmo tirarci fuori abbastanza da questa vita che non sa. Neanche l'illusione di camminarci sopra, alle stelle, ai tappeti di porpora, alle sensazioni istantanee, diminuite e alterate e spente un giorno e quello dopo, neanche questo ci salverà.
Leggere "you are the flower of the mountain yes" e sentirsi rassicurati abbastanza da poter trascorrere un'altra notte, una nuova notte, una vecchia notte, una benedetta notte. Interrogativi generali sulle questioni del mondo, sugli ecosistemi e sui gruppi umani, sulla tecnologia e sulla solitudine. Sull'aspettativa e sulla curiosità. E sui pensieri: se possano viaggiare e scontrarsi oppure diano solo fastidio alla testa.
E poi no, se squilla il telefono non sei mai tu. Numeri e codici sullo schermo di un telefono, nient'altro, niente di poetico di sicuro.

domenica 26 giugno 2011

Equilibristi

Quanto è bello camminare sopra questo filo teso.
Senza che la completezza divenga necessità. Incompleti e perfetti nella trappola di tutto ciò che non è, tessiamo e disfaciamo come Penelope una tela di attimi, di esitazioni e piccoli vuoti di senso.
La sensazione è di un filo teso che odierei spezzare e ancora di più allentare.
"Vivo di equilibri" un pensiero disse. Instabili, com'è chiaro. Lenti, faticosi a tratti, intrisi di futuro e grondanti di passato.
Che è estate, oramai lo so e potrei cucinare un tiramisù.

giovedì 16 giugno 2011

Notte crucca e assassina

Il treno che portava al sole fa sempre le stesse fermate ma l'aria umida ha un che di fruttato nel suo odore che nella notte dei tempi non c'era. E poi c'è il mare. Che trovo scritto sulla pagina di un libro o che guardo scintillare nel suo fondale consueto, mentre con i piedi che fanno male penso a Neruda che dice "noi, quelli di allora, già non siamo più gli stessi". Poi, mentre lo penso non mi sembra più di tradirmi: non me lo aspettavo. Sono salva, seppur nuova.
Eppure ho sempre gli stessi fianchi un po' larghi e le unghie dei piedi laccate di rosso ciliegia.

domenica 5 giugno 2011

Geometria non euclidea

Buongiorno brezza fredda, buongiorno.
Direi così domattina per augurare un buon inizio e un buon ritorno a qualunque cosa inizi o ritorni.
Non credo che leggere un libro o indugiare qualche minuto per trovare le parole giuste - giuste nemmeno si sa per cosa - possa riposizionare alcun tassello su questa scacchiera disfatta.
E' difficile stabilire come si possa giungere da un punto all'altro, sul piano, se non si segue una linea retta, ma una sconcertante spezzata. Lo crederesti possibile?
Le nostre geodettiche spettacolari, si sa, tracciano rotte per aerei, per gente pronta a vedere lontano.
Saliamo a bordo? Se sul piano è impossibile, guarda in cielo: basta stare un po' più in alto, con il fiato sospeso appena di più. Non ti sei mai chiesto perchè sulla sfera la distanza minima fra due punti è ben più che una retta?
Buongiorno, spero che sia un giorno caldo!

mercoledì 1 giugno 2011

Sfiorivi, fiorivano le viole

Ogni anno l'odore dei gelsomini. Forte e prorompente inizio di una stagione, fioriscono. Siamo nella stagione" dolce" e me ne accorgo quando, chiudendo lo sportello, non ho più paura di prendere la scossa.
Mentre ovunque c'è l'odore acido di tutte le piante che rinascono. Come gli alberi sulla strada della mia vecchia scuola.
"Ma come? volevo cogliertene un ramo" dicesti, percorrendo quella via. Scherzavi per fortuna. Odio quell'odore - e lo sapevi - preferisco quello dei gelsomini.
Eppure vorrei non averlo sentito ancora, quest'anno.

giovedì 26 maggio 2011

Acido desossiribonucleico

La genetica è una scienza ironica.
Ieri, al telefono, mi dicevi parole gentili, in tono cordiale, con una voce chiara, serena, pulita. E ti ascoltavo entusiasta. Un po' giuliva, forse.
Poi ad un certo punto hai preso fiato. Hai tirato l'aria nei polmoni di fretta, con una foga di tornare a parlare che conoscevo, che non mi era estranea.
E allora mille e mille altre conversazioni di mille e mille altri giorni si sono ripetuta in quella nostra conversazione banale e non ho potuto fare a meno di chiudere gli occhi e desiderare di non sentire.
Vedi, nella vita non bisogna mai passare così tanto tempo con una persona da arrivare a conoscere perfino il modo in cui prende fiato.
"Ciao. Grazie. Ci sentiamo" e ho sorriso. Sperando che il tuo sorriso, almeno, abbia labbra meno carnose di altre.
La genetica è una scienza magica e beffarda.

domenica 22 maggio 2011

La casa dei doganieri

"e mai fu lungo un bacio
o breve un viaggio,
o ingannata la memoria
del suo dolore al fianco."

Sai, sono ossessionata dalla memoria. Ma questo lo sapevi già: conoscevi il testo della memoria, i contenuti del segreto della memoria, la genesi della memoria. Perché il mare di sera e lo strapiombo che ci teneva in bilico facendoti paura, facevano fiorire discorsi sulla memoria.
Tu non ricordi... e l'unica paura che mi investe è che questo non sia solo un verso di Montale. Io ricordo però, e ora so che stare sospesi, rischiando di cadere, era l'unica posizione possibile per raccontare quel segreto. Tu non ricordi.
Ma la memoria è l'unico, più grande regalo che si possa fare.
Il varco è qui?

sabato 14 maggio 2011

Volevo dire

"volevo dire
cieli vuoti di un blu che fa male."


E poi ho detto che non mi sarei più arrischiata a cercare di scorgere pensieri filosofici nelle frasi da cioccolatino che ogni tanto si leggono sui muri.
La poesia è un'arma indiretta, non ferisce, non violenta chi non la sa, chi non la vuol capire. Sarebbe bello che leggessi di poesia ogni tanto, per curare un po' il cuore, per cercare nei labirinti bui di parole mescolate, un'alba, quella luce dorata che chiamo consolazione. Avresti un sorriso più bello e più consueto. Ma siamo tutti impacchettati come regali, da consegnare il giorno prestabilito e sul biglietto d'auguri c'è scritto "vado di fretta".
Dell'odio - diceva Baudelaire - bisogna essere avari.

domenica 1 maggio 2011

"sai , vorrei tornare indietro e rivederti lì
mi basterebbe solo stringerti di più
perchè non c'ero, non ci sono stato mai
tutti quei giorni che mi hai amato solo tu"





E tra un sempre e per sempre e un enorme mistero che vola, dovrei spegnere la televisione che sta parlando da sola da molte ore. Flussi di coscienza ingestibili, inutile voglia di mettere insieme parole che non stanno bene l'una accanto all'altra. Sono i mesi che passano, la pioggia che resta, le bandiere bianche che sventolano sul mio balcone, il voto di due occhi a non lacrimare più, penso. E tutto insieme stona in modo angosciante, ma bello. Bello, credo. E mentre "credo", penso che è tardi, è già tardi per una giornata come questa.
E senza ali e senza rete, voleremo via...



sabato 23 aprile 2011

Armistizio

Non sapeva tacere e tenermi nascosto ancora per un minuto il sapore del successo o dell''insuccesso. Mi sfiorava l'orecchio con le labbra, mi toccava la spalla e diceva "L'armistizio". Pensai, quarantatre.
E tutto a un tratto quelle parole mi proiettavano verso realtà più rassicuranti. L'armistizio! Il 43. Potevo vincere la guerra. E lui avrebbe diviso il bottino con me. Perciò eri così felice? Era così bello il quarantatre?

"scioglie la neve al sole, ritorna l'acqua al mare, il vento e la stagione ritornano a giocare. Ma non per te bambina..."

sabato 16 aprile 2011

La frase d’amore più vera, l’unica è: “Hai mangiato?" (Elsa Morante)

"Finisco la tua pizza"
"Ok..."
Il  bicchiere di Pinco Pallo era vuoto e Pinca Palla vi versò quel che rimaneva della sua cocacola.
"Perchè?"
"Perchè hai sete..."

Il prossimo romanzo che leggo voglio cominci così.

mercoledì 13 aprile 2011

Quadretto non familiare

"E' vero, hai gli occhioni, sono grandi, è vero"
E tra le settimane che scorrevano ecco un divano in pelle vecchio di quasi 10 anni.
Dormicchiare guardando la televisione sembrava un sogno che non capivo; la fine della puntata poteva guardarla via cavo, gli dicevo. E non capivo che avrebbe preferito dormicchiare.
Granelli di polvere al cospetto delle parole e dei gesti confusi, distribuiti in anfratti di pensiero o di casa mia. Quanta felicità solo per un piatto di pasta immangiabile e l'odore noto delle pareti ridipinte del mio salone. E baciare una bocca dall'alito inospitale: lo avremmo voluto davvero?

"Amicizia è leggersi negli occhioni"
"E se uno ha gli occhietti?"
"Io ho gli occhietti e tu gli occhioni e ci arrangiamo".

sabato 2 aprile 2011

Rovistando nella borsa del mare alla ricerca di uno spicchio di sole vero (quello di luglio!), scovare il biglietto dell'amore, uno fra le tante carte uguali e celestine, stropicciate, fra un tubetto di crema e una busta piena di sabbia. E ridargli luce, almeno quella artificiale della lampada sulla scrivania.
Valido fino al 14/09/2010. La data di scadenza della felicità.

sabato 19 marzo 2011

Un baco (da seta?)

novegiugnoduemiladieci. 9 giugno 2010. Finivano gli anni di scuola ed ero pensierosa. Quinta ed ultima ora in palestra, ferma, mentre gli amici giocano, io parlo con gente appena conosciuta di ciò che ho fatto due giorni prima. Un'esuberante 18enne (o forse un poco meno grande) mi dice "fuggi"; da cosa e perchè non saprei dire, rido, l'assecondo, dico "fuggirò", ma non penso di fuggire da niente e da nessuno perchè il mondo mi appare semplice come non mai quel nove giugno duemiladieci, perchè non mi sembra di aver niente da cui fuggire, per la prima volta. Sì, rido, rido della fuga che non farò. Poi suona la campana, attraverso il cancello l'ultima volta e ho già scordato quel "fuggi", non ne rido neanche più, non mi chiedo nemmeno perchè dovrei fuggire. La diciottenne dai lunghi capelli è solo una simpatica adolescente che vuol far la vissuta, penso, o forse non lo penso neanche, tanto poco la tengo in considerazione. Ho scordato di fuggire, ho scordato quella scena. Ora mi torna alla mente, insieme ad "un baco", scritto sul bel foglio giallino di un libro. Un baco da seta? Un bug nel pc?

sabato 12 marzo 2011

Tra il sole e la carta

Scavo in un diario che ho smesso di scrivere all'improvviso molti mesi fa.
L'ultima pagina riporta la data 4 ottobre 2010 alle ore 11 e 43 e qualcosa mi lascia intuire, che quel giorno a quell'ora molte cose apparissero facili, più di quello che erano.
E' la data della fine di qualcosa (un diario, ad esempio) o dell'inizio di qualcos'altro?

La fine della pagina dice così "Non è questo esattamente ciò che voglio ma è questo esattamente ciò che devo". O, qualche rigo prima "Amerò un altro, seppellendo il vecchio amore fra il cuore e l'aorta". C'era evidentemente una lente di ingrandimento sulla penna che scriveva perché tra il cuore e l'aorta è rimasto ben poco.
Non me ne ero accorta, ma quello era esattamente ciò che volevo!

Però, è una così bella giornata oggi, andiamo al parco?

venerdì 4 marzo 2011

Non poter dire buonanotte

Trattenere è un verbo che non conoscevo. Non trattengo le lacrime quando mi commuovo davanti a un film, né la pipì quando mi scappa la notte. Ma nel tacito obbligo a "non dire" o a "dire meno" di quel che si vorrebbe (o potrebbe?) ho imparato a trattenere le parole. Un accordo non stipulato a conservare una parte dell'immaginabile perché non si cada nell'ingorgo fanatico di frasi e azioni incontrollate. Ma dove finisce ciò che trattengo? Che resti sepolto, per diventare terreno fertile o pavimento, un giorno! Una vera buonanotte la trattengo tutte le sere. La scrivo ora, di mattina, lontana dal pericolo di una non corrispondenza, perché è per tutti ma soprattutto per nessuno: immagino una notte di cielo limpido, fisso, senza nuvole. Insomma,  una notte buona.

martedì 1 marzo 2011

La poesia e le mani

Ottilia ha mani sottili, magre ma piccole, un po' tozze. Con la pelle chiara e morbidissima, le unghie intatte e rosa. Mani candide e non troppo belle. Con una protuberanza sull'anulare della destra, dove poggia la penna quando scrive poesie. Ogni tanto poi le usa per accarezzarsi i seni.

Ettore ha mani lunghissime, affusolate, con un anello all'indice. Ha la pelle liscia, gradevole al tatto; le dita sottili sono forti, la presa è salda. Queste mani, calde, toccano corpi caldi e vi trasmettono amore. Prende appunti e muove le dita con grazia.

Bernard ha mani troppo grandi. Dure e grandi come quelle di chi suona un qualsiasi strumento musicale. Con la pelle robusta ma non dura. Le muove in modo armonioso, poggia interamente il palmo sulla tavola, se le guarda, un po' narcisista.

Virginia ha mani minuscole di bimba, chiare chiare e un po' graffiate, dato che gioca spesso in giardino tra l'erba ruvida e dato il freddo della città in cui vive. Sono piccole manine informi le sue, che distende con difficoltà per quanto le piaccia tenere in mano i fiori.

Fabrizio ha mani scheletriche, nervose e per questo eleganti. Sottilissime, dal tocco delicato ma con la pelle dura, durissima, scura e un po' rugosa. Le unghie piccole, perchè torturate nei momenti difficili. Quando accarezzano una mano amica fanno un po' male e un po' bene

Le mani sono lo specchio dell'anima.

mercoledì 23 febbraio 2011

Il bianco in viso.

Mia mamma me lo dice da sempre, da quando ho cominciato a diventare meno "essere amorfo" e più persona: "hai la pelle chiara, troppo chiara".
Ed è quello che penso ogni volta che prendo l'autobus. Attorniata da gente con volti di tutti i colori, mi trovo a chiedermi come devo apparire io, bianchissima con i capelli scuri. Mi sento straniera, straniera proveniente da nessun posto, figlia di chissà quale stirpe, mentre mi vedo, come se fossi fuori di me, bianca bianca in un cappotto grigio; il volto pallido attorniato da capelli scuri, squarciato da occhi di uno strano taglio, scuri anche quelli, ogni tanto anche rigati dal nero del trucco.
Ho pensato questo tre quarti d'ora fa in ascensore, dato che non mi andava di pensare ad altro.